sabato 5 marzo 2016

Sulle orme di Piero della Francesca - Parte terza

Sulle orme di Piero della Francesca - Parte terza
Il titolo potrebbe essere "Tornando a casa".
Siamo infatti a Sansepolcro, il comune in provincia di Arezzo, ma incuneato tra Umbria ed Emila Romagna che ha dato i natali a Piero della Francesca. Originariamente era Borgo Sansepolcro, per cui Pietro era detto Pietro di Borgo.
Nel locale Museo Civico troviamo due capolavori di Piero: il Polittico della Misericordia e la Risurrezione. La parte principale, la Madonna della Misericordia, è presente in mostra a Forlì, per cui, caro viandante, probabilmente l'hai già vista. A Sansepolcro restano cimasa, predelle e pannelli laterali di questa bellissima tecnica mista su tavola, importantissima soprattutto per la costruzione geometrica della Madonna che avvolge i fedeli con il proprio mantello.
Un vero capolavoro la Risurrezione, affresco in cui la bellezza e la profondità dello sguardo del Cristo risorto sorgente dal sepolcro non ha eguali.
Vi porto una testimonianza non mia, ma del famoso scrittore Aldous Huxley (per chi non lo conosce, posso consigliare il romanzo distopico "Il mondo nuovo"). Huxley nutriva un'ammirazione smisurata per questo dipinto, arrivando a definirlo "il più bel dipinto del mondo".
Se sia il più bello è difficile dirlo, ma di sicuro un miracolo lo fece. Riporto da Wikipedia, ma è documentato "È noto come le parole di Huxley risparmiarono la città di Sansepolcro dal bombardamento dell'artiglieria alleata durante la Seconda guerra mondiale. Racconta infatti il capitano britannico Anthony Clarke che egli, ordinato il cannoneggiamento della città (nonostante i nemici se ne fossero già ritirati), interruppe il fuoco dopo essersi ricordato dello scritto di Huxley."
Nella figura del soldato rappresentato frontalmente si è da sempre individuato un autoritratto di Piero stesso.
Particolarità: se andate in visita adesso, è possibile assistere al restauro "live".
Sono presenti inoltre altre due opere di Piero, San Giuliano e San Ludovico da Tolosa.
A presto.



giovedì 3 marzo 2016

Sulle orme di Piero della Francesca - Parte seconda

Sulle orme di Piero della Francesca - Parte seconda
Ci spostiamo, ma non di tanto. Da Forlì si raggiunge Urbino, la città dei Montefeltro. Dobbiamo visitare lo stupendo palazzo ducale, capolavoro architettonico del Laurana, a cui si deve la gran parte del progetto e della realizzazione dello stesso.
Nel palazzo, sede della Galleria Nazionale delle Marche, troviamo due opere di Piero.
Una è la Madonna di Senigallia, in quanto pala d'altare di una chiesa della cittadina marittima marchigiana.
Questa è un'opera di apparente facile lettura, dove il simbolismo presente nel tema della madonna con bambino è quello del corallo al collo di Gesù bambino, profezia del sangue della passione. Qui però bisogna fermarsi un attimo e guardare dietro, al raggio di sole che passa per le fessure della finestra.
Piero compie uno dei primi studi sulla luce e ne traccia il percorso fino al muro a fronte, evidenziando anche il pulviscolo atmosferico, precedendo Caravaggio (che per me più della luce è un pittore delle ombre da cui emerge la luce) e tutti gli studi sulla luce naturale degli Impressionisti.
Poi la Flagellazione, in questo caso enciclopedia di simboli, una piccola tavola su cui si è scritto e studiato tanto e su cui ancora si scrive e studia. Ancora non si sa chi siano le figure in primo e secondo piano, ancora si resta ammirati sulla perfetta costruzione prospettica, con proporzioni nel quadro che sono le stesse che ha chi guarda rispetto al quadro. Tanta cosa.
Bene viandante. Ammira Piero e poi concludi la visita con il resto del palazzo, ti consiglio di prenderti tutta la giornata ad Urbino.
A proposito, ad Urbino nacque Raffaello, colui che chiuse il ciclo pittorico dei primitivi (primitivi?): puoi visitarne la casa natale.



lunedì 29 febbraio 2016

Sulle orme di Piero della Francesca - Parte prima

Sulle orme di Piero della Francesca - Parte prima
Partiamo da Forlì. Facendo poca strada arriviamo a Rimini, così se si esce dalla mostra ci si può fermare, pranzare, sedersi e riposare. E poi entrare nel Tempio Malatestiano, il progetto di Leon Battista Alberti per Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Qui possiamo ammirare l'affresco "Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo".
Piero vi lavora attorno al 1451, è già maturo e noto, è partito da Sansepolcro e ha risalito la costa adriatica, passando ad Urbino, Bologna, Ferrara.
Nell'affresco sono già presenti tutti i temi di Piero, la profondità degli sguardi, la cura nel posizionamento reciproco dei personaggi, l'attenzione agli elementi architettonici, la luce e gli spazi.
E questo per iniziare.


domenica 28 febbraio 2016

Piero della Francesca - Indagine su un mito.

Piero della Francesca - Indagine su un mito.
Ieri sono stato a Forlì con un grande amico che condivide la mia passione per visitare la mostra su Piero. Le mie riflessioni.
Cominciamo dalla critica facile: ci sono poche, pochissime opere di Piero. Se i motivi sono facilmente individuabili (le opere di Pietro sono in maggioranza affreschi, se sposto le tavole rendo spoglia per mesi una sede museale magari piccola), ma visto che ho in esposizione la parte centrale della Pala di Sansepolcro, la Vergine della Misericordia, avrei potuto esporre tutte le parti, visto che comunque ciò che resta in sede perde molto di valore. Ma la mia intenzione non era di far polemica, era una facile critica che nasce spontanea.
Le note positive: in assoluto il viaggio più completo sull'opera e la vita di Pietro che mi sia capitato di affrontare. Stupenda la parte sui contemporanei e sulle immediate influenze, con una struggente Pietà come cimasa della Pala Pesaro di Giovanni Bellini, dove lo struggimento della deposizione è magicamente condensato dall'intreccio di mani tra il corpo esamine del Cristo e la Maddalena, una Maddalena di una bellezza e di una modernità sconvolgente, emozionante. O la Madonna col Bambino di Filippo Lippi di Travesertolo, due occhi di liquida bellezza, oro fuso che ti fanno innamorare nel senso di Eros, ma materna con il gesto naturale e sentimentale del Gesù Bambino che con la manina si aggrappa al velo della Madre, che in quella mano perde l'Eros ed è solo Pathos. O la ricostruzione spaziale della Flagellazione di Brera di Luca Signorelli, riprende la bellissima Flagellazione di Urbino e la rende fisica con le torsioni atletica delle membra esposte.
Più difficile la lettura nelle influenze di Pietro sui moderni, facili alcune per le pose e la geometria, difficile nelle uova mediate da Brera, o nelle reciproche posizioni geometriche della metafisica di RAM. Ma io non sono un tecnico, sono solo un curioso della bellezza
Una piacevole sorpresa nell'ultima sala con l'accostamento a Balthus e ad Hopper, Hopper che veicola da Piero la sospensione temporale degli eventi, la solitudine di certi spazi quasi privi di atmosfera, una luce fissa ed iperborea.
Per finire, come non commuoversi davanti a testi come Pacioli, Vasari, Alberti, parti di storia, o di fronte alle foto di Longhi su cui fondò il suo studio che riscoprì Piero.
Servirebbe solo un apparato, magari multimediale, per illustrare l'opera di Piero non presente, per rendere più facile la visita.
E ora viandante che esci dalla mostra sei pronto a proseguire il viaggio seguendo le tracce di Piero di Borgo.
Un grazie ai curatori che mi hanno regalato due ore di emozioni.
Riguardo al viaggio, se segui questa pagine nei prossimi giorni ti fornirò le tracce per fare un percorso il mio percorso.







giovedì 31 dicembre 2015

Auguri di Buon Anno

Scelgo questo modo un po' originale per farvi i miei auguri.
Utilizzo una mia foto che ritengo simbolica dell'inizio di un nuovo anno.

Nella vita ci sono nuvole, non bianche e belle come quelle che ci sono nella foto, qualcuna si, ma qualcuna è grigia, altre ancora scure, nere e gravide di pioggia, e quando la pioggia è forte accompagna il dolore.

Ma poi nella vita ci sono cieli azzurri, a volte sprazzi, a volte ampi e rasserenanti, spazi di gioia e felicità, spazi di solidarietà, spazi di amicizia, sorrisi, amore.

L'importante è avere basi solide, robuste e sicure, come la rocca alla base della foto, con le le sue mura spesse e le opere murarie difensive, basi magari vecchie, imparate nella nostra infanzia, sui cui nel frattempo è germinata nuova vita, come i piccoli cespugli nati tra gli interstizi dei mattoni. E le rocche si costruiscono un mattone alla volta, con anni di esperienza e vanno tenute manutenute e riparate.

Se è così, allora c'è sempre spazio per la rinascita, magari defilata, magari ai margini, ma un albero metterà ancora germogli e nuove foglie orneranno la sua chioma.

Auguro a voi tutti di cuore un sereno 2016.

Francesco


mercoledì 3 dicembre 2014

Giorgio Ambrosoli

Ieri sera è terminata la miniserie incentrata sulla figura di Giorgio Ambrosoli, tratta dal libro scritto dal figlio Umberto.
Un occasione per ricordare la figura di un uomo divenuto eroe solo perché ha fatto il proprio lavoro fino in fondo.
Pur essendo assimilabile al manzoniano "vaso di coccio tra i vari vasi di ferro", sceglie di vivere all'estremo opposto di Don Abbondio e paga con la vita la propria integrità umana e professionale.
Emerge anche il limo melmoso che galleggia sulla superficie del mare di corruzione e clientelismo che da allora non ci leviamo di torno. Un limo di depistaggi, sopraffazione, poteri occulti, regalie e ingerenze, minacce più o meno velate, corruzione.
Ambrosoli rimane un uomo, un padre di famiglia che ama la sua famiglia ed il suo lavoro, si disgusta, ha paura, ma va avanti, continua a solcare il mare nonostante il limo.
Solo il piombo di un sicario riuscirà a fermarlo.

Lascio in conclusione la sua famosa lettera alla moglie, altro esempio di lucidità e correttezza, secondo il mio modesto parere andrebbe letta nell scuole, vera lezione di cittadinanza attiva.


Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana ndr) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell’Umi (Unione Monarchica Italiana ndr) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.  Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie.  Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo.  Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto […] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro […]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma – a parte l’assicurazione vita –  […]
Giorgio

martedì 2 dicembre 2014

Le vergini della Steccata

Le vergini sagge hanno la lanterna accesa, la luce illumina l’arcone.
Le vergini stolte le hanno spente, l’olio si è già consumato. (Cft. Mt, 25, 1-13).
Le stolte hanno il sorriso sulle labbra, il volto luminoso, le stolte cupe e riflessive.
Esili, aggraziate, eleganti, bellissime campiscono l’arcone della chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma (quasi di fronte al Teatro Regio), capolavoro assoluto di Francesco Mazzola detto il Parmigianino.
Una storia infinita quella della decorazione della Steccata, mai portata a termine, se non per l’unico arcone. Una storia di rinvii e diatribe, una storia di carte bollate, una storia di minacce tra colleghi, una storia di genio e di follia.
Dieci anni, cinque mesi effettivi di lavoro, probabilmente l’inizio della fine della carriera e della vita del Parmigianino. Morirà esule a Casalmaggiore, forse di peste o forse avvelenato dagli esperimenti alchemici a cui si era convertito.
Morirà a 37 anni, come Raffaello e Toulouse-Lautrec.
Se passate per Parma, munitevi di qualche moneta da 1 euro e andate a vedere le vergini della Steccata.